È probabile che l’abitudine a usare l’espressione «kappa» al posto di «mila» abbia preso piede soprattutto perché è l’ennesimo inglesismo che piace agli imbruttiti. Per capirci: parlo dell’uso, per esempio, di «30 kappa» per intendere «30.000 (euro)».

Ma al di là della ragione per cui è diventata di uso comune — e a prescindere dal fatto che è bruttina — ho deciso che è un’espressione comodissima e soprattutto efficace, che non ha in italiano un corrispettivo altrettanto comodo.

Nel mondo anglosassone (dove la K sostituisce “thousand” ed è pronunciata “kay”) c’è almeno una ragione per usarla che in italiano non sussiste: comporta un risparmio di sillabe, cioè si dice più in fretta. In italiano questa cosa non succede: “kappa” ha due sillabe come “mila”.

Eppure anche in italiano «kappa» è brutta ma fichissima per due ragioni.

  1. L’espressione, in entrambe le lingue, di fatto non sostituisce «mila», ma «mila euro» (cioè quattro sillabe invece che due). Se ci penso bene, quando si parla di cifre non riesco a dire «questo progetto costa ventiseimila»: si faceva con le lire, ma con gli euro mi suona innaturale. Devo dire «costa ventiseimila euro». E allora: «Questo progetto costa ventisei kappa» è molto più rapido.
  2. Ma l’effetto davvero rilevante non è il risparmio di tempo. L’effetto rilevante è il lieve cambio di accento, più spostato sul numero in sé. Inserita in un discorso strutturato l’espressione «26 kappa» pone un po’ più d’accento sul numero (ventisei) e sul contesto, mentre il trascinarsi di «milaeuro» finirebbe per rallentare, attirare inutili attenzioni, togliere ritmo alla poesia del budget.

Dopodiché sto ovviamente iperanalizzando, ma cosa vogliamo farci.