Per una lezione che ho tenuto a uno dei nostri staff meeting aziendali ho cercato di distillare le domande, più o meno consapevoli, che io e i membri del mio team ci facciamo quando ci serve un nuovo strumento digitale (un pezzo di software, più o meno corposo) e dobbiamo decidere se svilupparlo in casa oppure se sceglierne uno già presente sul mercato.

Detto in aziendese classico, è la scelta make / buy (fare o comprare).

È un tipo di decisione che ognunə di noi prende continuamente, in modo più o meno consapevole, nella vita e al lavoro:

  • chiamo un idraulico (buy) oppure aggiusto il lavandino da solo (make)?
  • chiedo una consulenza (buy) o ci metto la testa io (make)?
  • delego a un collega (buy: sto comprando il suo tempo, anche se in questo caso paga l’azienda per me) o faccio per conto mio (make)?
  • prendo un taxi oppure salgo in auto e guido io?
  • prenoto online voli e hotel, uno per uno, o prendo un pacchetto vacanza?

Non solo le prendiamo continuamente: queste decisioni hanno anche una natura frattale, cioè sono a loro volta composte da sotto-decisioni simili. Per spiegarmi uso questa veloce batteria di esempi. Diciamo che volete offrire una cena a degli amici; piatto principale: lasagne.

  1. Li invitate al ristorante e pagate voi (scelta buy: di fatto comprate tutto, servizio e pulizia compresi) oppure li invitate a casa (scelta make)?
  2. Se li invitate a casa, offrite lasagne comprate in gastronomia (buy) oppure le fate voi in casa (make)?
  3. Se avete deciso di farle in casa, comprate (buy) oppure fate voi (make) la passata di pomodoro che stenderete sulla pasta?
  4. E i pomodori, nel secondo caso, li avete comprati al supermercato (buy) o li avete coltivati nel vostro orticello (make)?

Nel tempo mi sono convinto che alla domanda «compro o faccio?», in ogni ambito, la risposta è quasi sempre la stessa: dipende. Non esiste un algoritmo, una formula buona per tuttə che permetta di decidere a priori o secondo regole prestabilite.

Ecco quindi, in breve e per come la vedo io, da cosa dipende: una lista di domande e considerazioni più o meno automatiche e istintive che io stesso faccio per orientare le mie decisioni. Ho messo una breve spiegazione accanto ad alcune, ma potete anche leggere solo i grassetti se volete andare in fretta. Per ogni azienda, per ogni pezzo di azienda e per ogni persona (fai software? Fai lasagne? Vuoi andare in vacanza?), queste domande ovviamente si declinano in modo diverso.

1- Quanta offerta articolata c’è là fuori — Stai reinventando la ruota? Se sei un’azienda e ti serve la posta elettronica, quasi di sicuro là fuori c’è un provider per te. Ma se ti serve un software per gestire quel servizio che fai solo tu, allora la partita è diversa.

2- Quanto quella offerta è diversa dalla tua idea — Quanto quello che vuoi ottenere dal tuo strumento digitale è identico o simile a una cosa venduta da altri? In cosa si differenziano?

3- Quali compromessi sono accettabili — Puoi accontentarti di una piadina comprata se è abbastanza buona e se non stai aprendo una piadineria. Ma se stai aprendo un ristorante vegano e nessuno dei fornitori possibili vende piadine senza strutto, beh.

4- Quanto quello che compreresti si adatta al resto — Quel pezzo di software che stai aggiungendo si integra bene con il tuo parco applicativo attuale?

5- Quanto costa farlo

6- Quanto costa mantenerlo — Se prendi un software (o un’auto, o un servizio) in licenza, di solito non devi occuparti di gestirlo ma solo di usarlo.

7- Quanto tempo serve per farlo — In aziendese si chiama «time to market», ma vale anche per le lasagne. Tra quanto arrivano gli amici? Cosa faresti nel tempo in cui non cucini?

8- Quanto è difficile farlo

9- Quanto è difficile farlo bene — Magari è fattibile, ma potresti non avere le competenze interne per farlo nel modo giusto o per farlo in modo che sia a un livello di qualità che è percepito come accettabile dai tuoi utenti.

10- Quanto sai come si fa

11- Quanto sai davvero cosa ti serve oggi — Se stai facendo qualcosa per la prima volta, forse la tua idea di quel che vuoi ottenere è distorta. Se invece hai grande esperienza, è probabile che le tue idee siano effettivamente più chiare.

12- Quanto sai davvero cosa ti servirà domani — Sai già come evolveranno il tuo servizio e il tuo software?

13- Quanto conosci il tuo servizio / il tuo business / il tuo obiettivo — Sei prontə a investire tempo e soldi per un prodotto quando non sai ancora in che direzione vuoi andare?

14- Cosa succede se sbagli — Cosa rischi se il software che sviluppi in autonomia si rompe o non è sicuro?

15- Che vantaggio competitivo ti dà farlo — Una cosa fatta in casa, esattamente come la vuoi tu, dà valore a te, al tuo servizio; ti permette di crescere velocemente e di sperimentare, differenziandoti dalla concorrenza.

16- Che vantaggio ti dà acquisire la conoscenza del processo — Per fare una cosa da te devi letteramente imparare a farla. Tutto quello che scopri facendola ti dà una conoscenza intima del processo. In alcuni casi è in utile, in altri è impagabile.

17- Quanto ti incatena al fornitore — In aziendese si chiama «lock-in». Se oggi scegli un software già fatto e ci costruisci sopra l’intero tuo servizio, poi cambiare potrebbe essere difficile (non è detto che sia necessario o desiderabile, ma devi tenerlo in conto).

18- Quanto puoi mescolare — È una variante al contrario del punto 4. Il software che stai facendo ti permette poi di mischiarlo con altre cose nuove che vorrai aggiungere? Può essere espanso?

19- Quanto è legato a un processo “core” dell’azienda — È ragionevole immaginare che più un processo definisce la tua azienda, più trovare il software giusto là fuori diventa difficile. Esempio extra-aziendale: se apri un ristorante che si chiama Solo primi piatti, difficilmente non ti farai la pasta in casa. Se invece apri una tavola calda, probabilmente la comprerai già pronta.

20- Quanto è probabile che lo dismetterai — Molto legato al punto 19: è una cosa su cui hai la ragionevole certezza di continuare a investire?

21- E poi, tutto il resto, che è più contorno che sostanza, ma influisce allo stesso modo:

  • rapporti con i fornitori (quanto lavori bene con loro?)
  • disposizione aziendale (è un’azienda che investe in innovazione?)
  • budget attuale (puoi permettertelo, al di là del fatto che sia una buona idea?)
  • backlog (a quante altre cose devi pensare?)

22- E infine: tasso di divertimento e di gratificazione — Chi ha scritto anche solo una riga di codice nella vita (o chi ha passione per il bricolage) sa di cosa parlo. Ci sono delle volte in cui non ha nessuna importanza quanto sia difficile, lungo o poco furbo. Certe volte, certe cose vuoi farle da te perché è divertente, gratificante, affascinante.

E quindi, una rule of thumb

Credo dipenda da che tipo di azienda / persona / famiglia sei e da qual è il tuo obiettivo. Ma in linea di massima sono convinto che in molti ambiti (non solo il software), spesso sia sensato adottare una strategia buy all’inizio per poi passare lentamente a scelte make.

Non è una regola ferrea e su moltissime cose la scelta non cambia nel tempo: se ti piace viaggiare comodə, prenderai sempre il taxi; e vedi il caso della posta elettronica di cui sopra: difficilmente te la porterai in casa.

Ma in fondo è abbastanza sensato: man mano che impari, che prendi confidenza, che sbagli, che assaggi — in un’espressione: man mano che capisci cosa vuoi e come lo vuoi e come lo fanno le altre persone — automaticamente ti viene voglia di fare da te con sempre più consapevolezza.